Buttafuori rimbalza ragazza diabetica: troppa responsabilità?

Sono rimasto molto colpito da un fatto di cronaca avvenuto qualche giorno fa. All’Old Fashion, discoteca storica nel centro di Milano, un ragazza è stata respinta all’ingresso perché possedeva nella borsa delle bustine di zucchero ed un succo di frutta. Martina, questo il nome della ragazza, è malata di diabete mellito di tipo 1, per questo dev’essere sempre attrezzata con dello zucchero per evitare il rischio di finire in ipoglicemia.

Il buttafuori ha rimbalzato la ragazza e tutto il suo gruppo di amici, lì per festeggiare una laurea, con un secco: “Non si possono introdurre alimenti, stattene a casa”.

Ora, in un mondo normale, popolato di persone con un quoziente intellettivo medio, in pochi minuti avrebbe dovuto risolversi il misunderstanding. Invece è un mondo popolato da imbecilli, ed anche dopo che la ragazza ha mostrato il tesserino medico, questi le hanno risposto: “al bar ti danno quanto zucchero e succo vuoi”. Certo perchè se questa si fosse sentita male in mezzo a centinaia di persone avrebbe dovuto andare a fare la coda in cassa per pagare e poi la coda per recuperare al bar l’occorrente per non morire!

Non me ne voglia chi pratica un lavoro tanto duro, faticoso e a volte pericoloso, ma non mi aspetto certo che, in mezzo al casino ed in breve tempo, un buttafuori abbia la sensibilità di capire che quella ragazza non stesse tentando di derubare una discoteca spacciando bustine di zucchero e succhi di frutta, ma che avesse davvero un problema tale che la portasse a perdere del tempo per discutere per una roba che vale forse 2 euro e 50.

La cosa grave è che lì non ci fosse nessuno vicino alla proprietà – un direttore artistico, un door selector, un pr – che avesse un minimo di autorità di dire ‘fermi tutti, cosa succede…ah ci scusi tanto signorina, prego, ecco una consumazione in omaggio”.

Questo mi porta a fare una considerazione sull’importanza di una figura che ormai è quasi totalmente scomparsa, quella del DOOR SELECTOR.

Sembra il nome di un orologio, eppure rappresenta quella figura professionale con il compito di selezionare i clienti che desiderano entrare nel locale. Il loro compito però non si limita ad un misero ’TU SI, TU NO’, ma hanno la competenza per comprendere al volo certe dinamiche dando importanza alla sfumature. E proprio lì che mettono in campo la flessibilità che non avrebbe mai permesso a Martina di essere rimbalzata per dello zucchero in borsa. Poi magari il door selector un tempo ti avrebbe rimbalzato perché avevi la pettinatura da tamarro con il gel o le scarpe fuori moda, ma sicuramente non avrebbe mai minato il buon nome del locale con una gaffe di quella portata – figuriamoci nell’era dei social dove, giustamente, questa notizia ha avuto un eco pazzesco.

Il door selector non si vede quasi più, vuoi perché con tutti i problemi che hanno le discoteche, i soldi preposti ad uno che sceglie chi deve entrare nel locale sembrano sprecati. Che poi, chi si può più permettere di scegliere, anzi ancora grazia se si raggiunge un numero decente di pubblico.

Sarebbero invece soldi spesi bene, perché la selezione continua ad essere fondamentale. Pochi ma buoni è sempre meglio che tanti ma brutti, semplicemente perché la qualità farà salire il numero in modo esponenziale, ma bisogna avere le palle di lasciare fuori la gente all’inaugurazione.

Soprattutto il door selector è una figura importante perché NON SI POSSONO LASCIARE IN MANO LE SORTI DEL LOCALE ALLA SICUREZZA.

Ripeto, con il dovuto rispetto verso la categoria, ma il buttafuori per definizione è burbero, non è sorridente ed è correttamente destinato all’ingrato compito di risolvere i problemi di sicurezza e agire come deterrente verso quello che vuole fare casino. Esistono le eccezioni, ovvero quel raro caso in cui il buttafuori diventa un’istituzione riconosciuta ed associabile ad un particolare locale, penso a Svein del Berghain, ma anche a personaggi sorridenti e gentili che ho incontrato alla porta di qualche club.

Mediamente però è controproducente lasciare esclusivamente la selezione in porta alla sicurezza, perché non possiede la sensibilità per quel tipo di lavoro fatto da troppe sfumature da recepire nei pochi secondi in cui il cliente dice: “buonasera, siamo in due”. É la dura verità ma penso che se così non fosse vedremmo più buttafuori fare i direttori di sala nei ristoranti, i receptionist negli hotel ed i commessi, invece…è raro.

Ne abbiamo già parlato in occasione delle hostess: chi sta in porta rappresenta il primo ‘benvenuto’ del locale al cliente ed è un momento che non può essere trascurato e lasciato in balia della scortesia.

Cari locali, valutate l’idea di reintrodurre la figura del door selector.

Sven Berghain