OSCAR 2018: tutti i vincitori

In collaborazione con ACINIdiCINEMA.it 

Questa notte al Dolby Theater di Los Angeles è andata in scena la 90esima edizione della notte degli Oscar. Dopo aver fatto le 6 a guardare i premi dell’Academy posso dire una cosa sugli Oscar di quest’anno: DUE PALLE! Premiazioni a parte, ridateci Ellen DeGeneres, Seth McFarlane o almeno un errore di proclamazione (tra l’altro sono tornati sul palco Warren Beatty e Faye Dunaway, quelli che avevano sbagliato), invece niente… una fatica. Conduzione piatta e le solite gag degli attori che vanno in qualche teatro pieno di gente incredula, nemmeno un discorso motivazionale. VABBÉ, abbiamo le premiazioni…tutto come previsto.

É La Forma dell’Acqua a sbancare il botteghino, vincendo 4 Oscar tra cui miglior film, miglior regia a Guillermo del Toro, miglior colonna sonora di Alexandre Desplat e miglior scenografia. 3 Manifesti ad Ebbing, Missouri prende miglior attrice protagonista con Frances McDormand (unica protagonista VERA di un discorso da Oscar che ha coinvolto tutte le donne) e miglior attore non protagonista con Sam Rockwell. Miglior attore protagonista come previsto è andato all’immenso Gary Oldman per L’Ora Più Buia, primo Oscar per lui. Miglior sceneggiatura originale per Scappa Get Out. Miglior attrice non protagonista va ad Allison Janney per Tonya che ha ringraziato esordendo con un ‘ho fatto tutto da sola’. Miglior fotografia e miglior effetti speciali a Blade Runner 2049. Dunkirk prende i premi tecnici (montaggio, sonoro, montaggio sonoro) Kobe Bryant si porta a casa un Oscar per il cortometraggio sul basket. Miglior film d’animazione e miglior canzone originale per Coco della Disney.

Ancor prima del suo inizio, l’appuntamento di quest’anno per tutti noi drogati di cinema, prometteva un’edizione incerta sul suo svolgimento, per via dello scandalo delle molestie sulle donne che ha colpito Hollywood negli ultimi mesi. Non si sapeva se le star femminili si sarebbero presentate abbigliate in total black. Ma una volta iniziato il red carpet, del rispettabilissimo e giustissimo movimento Time’s Up non c’era traccia, almeno negli abiti delle attrici. Forse, dopo i Golden Globes, qualcuno ha fatto notare loro che non aveva senso fare una protesta se poi questa si trasformava in una gara a chi riuscisse a mettere in mostra le proprie grazie con il vestito meno sobrio possibile, purché fosse nero. In questo caso però l’importante è che non si spenga la fiamma sotto un tema così importante ed il tema è stato ripreso più volte durante la serata, nelle interviste e nei commenti sul palco, ma niente di così marcato. Tra l’altro è di pochi giorni fa la notizia che la Winstein Co., la società di Harvey Weinstein il porco, è stata salvata dalla bancarotta da una cordata di investitori guidati da una donna – sembrava il danno oltre la beffa, ma è una notizia che ha fatto scalpore per il titolo da acchiappa click, e che in realtà nasconde l’intenzione di trasformare la società come modello di promozione per le donne ad Hollywood.

Si sono spente le luci ed è iniziato lo show con un tributo in bianco e nero alla novantesima edizione degli Oscar (scarsino a dire il vero), e poi, per il secondo anno consecutivo, il comico e presentatore Jimmy Kimmel è salito su un palco (scenografie sfarzose di Swaroski) e ha preso la parola per il consueto monologo iniziale. Ovviamente le molestie sessuali sono state l’argomento principale e poi non sono mancate battute varie tra attori neri ad Hollywood e l’errore della proclamazione dell’altr’anno, quando venne annunciato erroneamente come miglior film La La Land al posto di Moonlight.

Tra i momenti più interessanti ci sono state le esibizioni canore di Mary J. Blige, il cast di Coco per il Messico e ancora The Greatest Showman. E poi il consueto In Memoriam dedicato a chi è scomparso quest’anno, tra cui Chuck Berry, John Heard, Martin Landau, Roger Moore, Sam Shepard, George A. Romero e Jerry Lewis.

Per il resto, serve che rinnovino il format.

Oscar 2018