Pietro Civera, il The Voice di Milano

Ancora una volta, lo staff di YOUparti vi porta a conoscere Quelli della Notte, i personaggi che fanno la storia degli eventi e dei locali della vita notturna milanese. Questa volta, abbiamo intervistato Pietro Civera, vocalist conosciuto in tutta Italia, definito da molti il The Voice di Milano.

Con che nome ti conosce la gente?

Mi conoscono con il mio nome, Pietro Civera. Per diverso tempo mi sono arrovellato per cercare un nome d’arte, ma ho preferito non fare cambiamenti piuttosto che chiamarmi Peter C., Pietrone o P.E (questo l’ho pure usato agli inizi, lo scelsi di fretta mentre ero già sul palco perché il grafico aveva bisogno di un nome per le locandine). Anzi, vi faccio ridere: tempo fa ho prodotto un disco insieme al dj Federico Merk (Merk & Kremont) e per l’occasione ho scelto il nome “Pete Wedge”, dove Wedge sta per Cuneo, la mia città Natale… semplicemente terribile eheh.

I tuoi genitori come ti chiamano?

In tanti modi, dai più teneri e affettuosi come “nini” a quelli più divertenti. Mio padre da quando vivo a Milano mi chiama il “benestante meneghino”… fosse vero.

Come mai hai iniziato a lavorare nel mondo della notte? Raccontaci la tua storia.

Sembra banale dire per gioco, ma è stato proprio così. Tutto è partito dal periodo del liceo. Insieme a due amici creammo una sorta di collettivo per organizzare feste. I parti della The Clinic, così si chiamava il gruppo, in poco tempo ebbero un buon successo ed incominciammo a lavorare in diverse discoteche della provincia di Cuneo. Da lì a prendere il microfono il passo è stato breve. Il primo lavoro pagato esclusivamente per fare il vocalist è stato 10 anni fa alla discoteca El Sarto di Alba CN. I soldi che guadagnavo mi bastavano appena per la benzina. Poi un grande amico e mentore che ringrazio, Tuse, mi lasciò il posto nel locale dove lavorava lui, il Planet Hell di Centallo CN, ho incominciato così a farmi le ossa sul palco.

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Come ti ha cambiato la vita la notte?

Non sono così sicuro che il mondo della notte abbia cambiato la mia vita, o forse solo non me ne rendo conto perché mi sembra un ambiente che vivo da sempre. Possiedo l’ottima capacità di non farmi travolgere dalle situazioni, e questo mi ha sempre aiutato a mantenere un buon equilibrio pur lavorando in un ambiente in cui gli orari sono sballati ed il vizio è dietro l’angolo.

Hai qualche rimpianto?

No, la mie scelte sono scommesse come quelle di chiunque altro (credo di aver citato The Big Kahuna) e per adesso non posso pentirmi di nulla. Avrei potuto fare di più? Sì perché sono pigro e si può sempre fare di più (me lo dicevano anche a scuola) ma va bene così, non è mai troppo tardi per recuperare se mai ce ne sarà bisogno.

Cosa non cambieresti per nulla al mondo con la tua vita attuale?

Ci sarebbero tante cose, lavorare in radio mi permette di entrare nella vita delle persone tutti i giorni, di essere una compagnia o addirittura un amico di tante persone che cercano leggerezza e svago in un mezzo affascinante come quello delle frequenze in FM. Il mondo della notte mi permette invece di sfogare la voglia di musica e di far divertire le persone. Forse ciò che ho di più prezioso in questo momento è il tempo. Ho del tempo libero da gestire come preferisco (come ogni libero professionista), ed è una ricchezza che non cambierei con nulla al mondo.

Quale locale porterai sempre nel cuore?

Mmmh, più di uno. Il Planet Hell in cui tutto è iniziato, poi i locali del periodo milanese come il Nepentha, lo Shocking o l’Old Fashion. Per finire quelli attuali, Gilda NO, Capogiro BG, Seven Lugano.

Come vedi il futuro del mondo della notte?

Indubbiamente sta cambiando. Funzionano sempre di più i piccoli club, gli eventi privati oppure i grandi festival, non ci sono mezze misure. Sopravviverà chi sarà in grado di rinnovarsi e di fare le scelte più azzeccate in modo da accontentare il pubblico.

Sogno nel cassetto?

La mia è più una speranza: avere il tempo e la possibilità di vedere tutto il mondo (anche metà sarebbe già un gran risultato).

La tua frase preferita?

Le cose belle non chiedono attenzione, da “I Sogni Segreti” di Walter Mitty
Dove l’ignoranza urla, l’intelligenza tace. È una questione di stile, signori si nasce, stronzi pure!, di Totó.

Salutaci a tuo modo

Buongiorno! E casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!