L’ABC: Il dj resident

L’ABC: Il dj resident

Vi é mai capitato di ritrovarvi a tavola insieme a persone che lavorano nel mondo della notte? Dj, vocalist, direttori artistici, gestori ecc..state certi che il leitmotiv degli ultimi anni è uno e soltanto uno: la lamentela. 

Ho sentito di tutto: “mettiamo delle televisioni nei bagni così non si annoiano”, “alziamo il riscaldamento a manetta così sudano e bevono di più”,  “creiamo una mailing list dei clienti a cui chiediamo la playlist dei sogni” ecc ecc.

Che l’intrattenimento notturno non goda di ottima salute, è chiaro a tutti. Soprattutto lo dicono i numeri. In Italia ci sono tra le 2500 e le 3500 discoteche, ed il motivo di quest’incertezza statistica è dovuta al fatto che le attività aprono e chiudono con la stessa frequenza con cui vi cambiate le mutande (SPESSO, dovete pensare SPESSO!). Le serate di apertura sono passate da 5/4 a 2/1. Insomma non marca benissimo. Chi ha saputo ben interpretare il settore si è dedicato ai grandi eventi, i festival, i party privati o le location più contenute. Ma come fanno quegli altri 3500 bloccati dentro una pista da ballo?   (circa 200 sono megadiscoteche con oltre 1500 posti)
Sono finiti i tempi in cui bastava tirare su la serranda per risolvere i problemi, ed in molti non erano pronti al cambiamento. Le patenti, i decreti per la somministrazione degli alcolici, la pubblicità negativa di alcuni episodi, tutti elementi che hanno improvvisamente fatto diventare la discoteca un sinonimo di “bestia cattiva”. E poi il pubblico più esigente, insomma è un bel casino e la confusione porta inevitabilmente a fare delle cazzate.
Quello che nessuno sembra capire è che quando non si sa che pesci pigliare, bisogna ripartire dall’ABC di una discoteca: la musica. 
Una volta deciso il genere musicale più adatto al locale (90% dei casi musica mainstream, commerciale), bisogna passare al punto più importante di tutti, scegliere un cazzo di dj resident BRAVO. 
L'ABC in discoteca: il dj resident
Il resident dj ha la visione d’insieme, costruisce la buona riuscita musicale dell’intera serata, inoltre mette l’ospite nella condizione di lavorare al meglio, scalda la pista prima di esso e la recupera in caso di un’esibizione disastrosa. È la garanzia, è quello che permette al direttore del locale di risolvere tutti gli altri problemi, perché alla musica ci pensa già lui.
NO, non è facile trovarlo. SI, magari vi costerà un sacco di soldi, ma vi farà la metà del lavoro.
Perché è così difficile trovarlo? Perché non basta mettere una playlist con i pezzi da classifica, quello lo sa fare anche mia nonna. Non è cosa metti, ma è come lo metti a fare la differenza – proprio come direbbe Rocco. È un lavoro di ricerca che il direttore artistico o chi per lui dovrebbe adottare come obbiettivo di vita almeno fino all’apertura del locale, poi viene tutto il resto.
“E ma bisogna tagliare, non c’è budget”. 
Togli un lampadario piuttosto ed ‘esci’ quei cazzo di 50/100/200 euro in più!
La famosa storia del deejay che lavora per 50 euro e porta i tavoli, non è tanto dannosa per la professione – come lamentano il più delle volte i colleghi – ma è un disastro ENORME per il locale. Può capitare un colpo di fortuna e beccare quel giovane che, giustamente, ha abbassato il prezzo per farsi conoscere, e poi si rivela un fuoriclasse, ma è un culo più unico che raro.
Il pubblico è più preparato, è più esigente e non è certo stupito. Nessuno ha voglia di stare a sentire uno che suona di merda, meglio Spotify. Semplice no?
L’ABC: il dj resident.