Lavoro da più di dieci anni nel mondo dei locali. Precisamente in console, dove avviene la magia. Ho sopportato di tutto, dalle insistenti richieste di musica techno durante una serata revival, fino a quello che ti chiede di farlo suonare perché conosce il proprietario. C’è una cosa che però non ho mai tollerato: i nomignoli che ti affibbia LAGGENTE.
Sarebbe bello se le persone, che tu non hai mai né visto né conosciuto, si rivolgessero a te con un semplice ‘scusa’ oppure formulando direttamente la domanda. Invece no, hanno la necessità di prendersi quella confidenza che non dareste loro neanche dopo 5 gin tonic. É un tripudio di ‘bomber’, ‘roccia’, ‘zio’.
Ma chi ve conosce!
Bisogna sopportare, perché il cliente ha sempre ragione, specialmente l’imbecille a cui è stata data la possibilità di esprimere un’opinione – tante grazie ai social network (ne parlo QUI). Quel che è peggio è che loro stessi si autoproclamano rappresentati di quegli stessi appellativi.
Ci sono un po’ di cose che però vorrei dire a questi paladini del soprannome.
BOMBER: a meno che non vi chiamiate Bobo Vieri o Neymar, lasciate perdere i cannonieri che al massimo avete segnato qualche goal il giovedì sera a calcetto con gli amici. Al liceo siete quelli che nell’ora di ginnastica vanno in porta.
ZIO: io odio già i miei di parenti, figuriamoci uno sbronzo sudato e puzzolente che mi mette il braccio intorno al collo. Sareste disconosciuti dalla famiglia con un pacco di vergogna farcito di calci nel culo.
NUMERO 1: è evidente che all’asilo ci siano state delle difficoltà nell’imparare la numerazione. Non possono essere tutti numeri 1, ma l’individuo in questione ammicca a tutti alzando il dito indice per elargire complimenti a caso. Che sia la ragazza del cesso o il dj, poco importa. ‘Graaaaaaande, sei il numero 1’, ‘E tu è già tanto se prendi le scale mobili dal verso giusto’. (sinonimi: grande, grandissimo)
CAPO: ma ringrazia il cielo Sant’IDDIO che se fossi veramente il tuo capo approverei il licenziamento ancora prima di aver preso il caffè al mattino. Capo lo accetto da uno che vende le rose e tenta di compiacermi (invano) per portare la pagnotta a casa, ma da uno che si presume abbia la terza media, anche no.
ROCCIA: l’unica roccia che mi viene in mente è quella che utilizzerei per fracassare quella testa piccola che vi ritrovate montata su un fisico da culturisti che coltivate con tanto amore a dispetto di un pene microscopico. Un libro in più e un ‘roccia’ in meno, grazie.
PRINCIPE: i tavolari qui ci vanno a nozze. Che sia principe, duca, o conte, sempre DE STOCAZZO siete. Lasciate perdere il colore blu che, più che scorrervi nelle vene, rappresenta la tinta della vostra Mercedes in leasing da 600mila rate.
Una menzione speciale va ad una pletora di idioti che popola un noto locale che si spaccia per milanese quando in realtà si trova nella Giargiaprovincia più oscura. Prenotano i tavoli utilizzando il nome di battesimo accostato al modello della loro auto: ‘Paolo Porsche’, ‘Francesco Ferrari’, ‘Andrea Slk’.
No maaaaaa, la tentazione di prenotare un tavolo a nome ‘Giacomo Dacia Duster’ e sbocciare acqua minerale vestito come Ali G?!?!