Siate gentili con chi lavora in discoteca, vi prego

Lavoro da tanti anni in discoteca, e mi rendo che come ambiente mi appartiene sempre meno. Ogni weekend mi capita di lavorare in alcuni club che si trovano in città diverse, in regioni diverse, addirittura in stati diversi, eppure non trovo grandi differenze tra le persone che li frequentano. Cambia forse l’età dei clienti o il cosiddetto cliente medio (se vogliamo considerare come valide le tipologie di persone etichettate dalla società), ma assisto comunque a tante di quelle scene imbarazzanti che potrei scriverci un libro. E badate bene, non faccio riferimento alla stravaganza, quella è sempre ben accetta e non va giudicata, ma mi riferisco al problema che affligge il cliente medio della discoteca, e forse di qualunque attività commerciale: la maleducazione. 

Non faccio di tutta l’erba un fascio, per carità. Le premesse sono necessarie perché non pensiate che voglia stigmatizzare anche chi sa bene come bisogna comportarsi. Capita però molto spesso che le persone abbiano dimenticato l’educazione e la gentilezza, anzi forse non è mai stata insegnata loro (opzione più plausibile). 


Vi porto qualche esempio. Recentemente una ragazza si è avvicinata alla console e, rivolgendosi con fare arrogante, mi dice: “cambiate musica!”. Nessun “ciao”, “scusa”, “per favore”. Solo un ordine arrogante. E capirete bene che le opzioni di risposta possono essere solo due: l’indifferenza o un secco “no”. Io ho optato per il no, e ho provato anche a capire il perché, ad inizio serata, dopo appena qualche disco suonato, avesse già deciso che la serata era una merda e che avremmo dovuto accontentare una richiesta presentata così male a fronte di altre 700 persone che ballano senza lamentarsi. Ha incalzato con un “non vedi che non balla nessuno, la musica è una merda e lo è sempre fino alle 3”. Le ho chiesto anche perché continuasse a venire e mi ha risposto “non c’è nient’altro in giro”. Come se fosse una colpa di chi prova a fare qualcosa. 


Un’altra sera vedo una ragazza di 18 anni completamente ubriaca che urlava, con tanto di bestemmie, al direttore settantenne di un locale perbene: “ladri mi avete rubato il cappotto”. Il cappotto era poi appoggiato su una sedia, probabilmente da suoi amici. Ma la colpa non la attribuiva a se stessa per non aver usato il guardaroba. 


Un’altra sera ancora ho visto un figlio di papà litigare senza motivo con chiunque, per poi dare un pugno al direttore del locale. Dopo essere stato allontanato, è tornato con i genitori. Mamma e papà naturalmente difendevano il figlio, anche quando dalle telecamere di sicurezza era chiaro come impazzisse dal nulla per poi mettere le mani addosso a tutti.


Avrei mille altri aneddoti e vi giuro che non capisco. Non capisco ad esempio come una persona possa pensare che l’arroganza sia il mezzo vincente per fare una richiesta al dj o al vocalist del locale. In 15 anni di lavoro, ad una richiesta maleducata, nella migliore delle ipotesi ho visto dare risposte come “la porta è quella”, “vieni a suonare tu se pensi di essere meglio” oppure “comprati un locale così fai quello che vuoi”. Anche quando in prima persona ho provato a giustificare il disc jokey dicendo che è difficile mettere d’accordo sulla musica 4 persone su una stessa macchina, figuriamoci mille in una discoteca, all’interlocutore non fregava un cazzo. Escono per pretendere quello che ascoltano 24h su 24h in radio o su Spotify, e non vogliono sentir ragioni.


Non capisco anche come una giovane ragazza, o ragazzo che sia è indifferente, preferisca le bestemmie, che ti trasformano subito in un mostro, piuttosto che modi educati ed eleganti. Certo quelli non si imparano da soli, qualcuno dovrà pur insegnarli a casa.


Non capisco anche perché i genitori difendano a spada tratta le minchiate di certi figli che con i soldi sono convinti di poter comprare e possedere tutto e tutti. Mio padre non mi ha mai toccato, ma mi ha trasmesso valori ed una cultura tale del rispetto che se solo mi fossi permesso di fare certe cose, non sarei più tornato a casa solo per la paura che mi appendesse allo stendi panni.


Ho parlato di ragazzi giovani perché gli aneddoti riguardavano persone della nuova generazione. Ma non si tratta di una lamentela legata ad un’età. I vecchi si sono sempre lamentati dei giovani per qualche motivo. Qui si tratta di atteggiamenti che vi assicuro sono trasversali. Quindi parlo a chiunque frequenti i locali, che siano giovani o vecchi, donne o uomini.

Usate modi gentili, vi prego. Davanti a voi ci sono, o dovreste presupporre che ci siano dei professionisti che stanno lavorando per cercare di farvi divertire ed accontentare tutti. In un periodo in cui, vi assicuro, il business del divertimento notturno non gode di ottima salute. Dj, vocalist, buttafuori, camerieri, fotografi, baristi, ballerine ecc… non sono perfetti, ma fanno del loro meglio e dovete capirli se magari non hanno sempre un sorriso stampato in faccia. Può essere la stanchezza, può essere che siano lì per tirare a campare facendo il secondo o il terzo lavoro, a discapito di ore di sonno o di tempo passato con la famiglia.È quasi impossibile che riceviate un ottimo servizio se vi rivolgete a chi lavora nei locali con fare maleducato ed arrogante. Ma vi posso assicurare che con una parola gentile ed un po’ di educazione, otterrete molto di più di quello che pensate. Sicuramente avrete davanti una persona sorridente. Ed è incredibile pensare che basti un “grazie”, un “buon lavoro” oppure un “per favore”.Vale per la discoteca, ma vale per chiunque vi troviate davanti. Siate gentili, sempre, non conoscete la storia di chi avete davanti.